Sul Referendum… ormai a sangue freddo!!!
18 Giugno 2005Un ?signor nessuno?.
Il dibattito che ha preceduto i referendum ha ribadito i limiti dell?attuale riflessione filosofica
Persona senza pensiero di Vittorio Possenti
Il recente referendum, ruotante attorno allo statuto del concepito, pu? essere occasione di indagine sull'uomo e sul tasso di umanesimo presente nella nostra societ?. ? giusto cercarlo nelle sentinelle della cultura, fra i filosofi cui, certo senza esclusivit?, dovrebbe essere affidata la custodia dell'umano. Ci interrogheremo al riguardo, senza dimenticare l'altro nucleo essenziale in gioco: se l'uomo possa essere prodotto e selezionato tecnicamente e le implicazioni di ci?. Rimanendo valide le riserve sulla congruit? dello strumento referendario per problemi di tanta difficolt?, le quattro questioni possedevano radicali implicazioni antropologiche: si trattava di te, uomo, nonostante la quantit? di fumo sparso con diligente ipocrisia dai media. Che l'embrione, secondo la legge sottoposta a giudizio, abbia diritti pari a quelli dell'adulto o sia invece un mero grumo di cellule, un ?signor nessuno? di cui si pu? disporre a piacimento, tale era il nodo del dibattito che rendeva il referendum diverso dai precedenti, compreso quello sull'aborto.
In questo si chiedeva di regolamentare o meno mediante la legge dello Stato una pratica e una piaga gi? presenti. Viceversa la proposta referendaria fallita intendeva procedere ad un obiettivo inedito ed innovativo, anche se non sempre dichiarato: rimuovere gli ostacoli che limitano gli interventi manipolatori sull'embrione e le sorgenti della vita, senza alcuna garanzia che questo cammino sia saggio e non invece carico di rischi, specialmente quelli di passare alla produzione tecnica dell'uomo e all'eugenetica selettiva. Nella Fivet accade il capovolgimento di un versetto del Credo: invece di genitus, non factus vale il factus, non genitus o procreatus. ? saggio concedere che l'uomo possa venire prodotto in provetta solo perch? la tecnica lo rende possibile?
Il referendum si inserisce in una battaglia sulla persona nel XX secolo, epoca in cui ? stata attiva la scuola del personalismo, che ha posto con forza il problema della persona in un'epoca in cui nazismo e comunismo la negavano. Ha scritto Ricoeur: ?muore il personalismo, ritorna la persona?, a indicare che non ? un nome ma un filone di attenzione quello che conta. In tal senso le domande sulla persona, fondamentali nel 900, sono lungi dall'aver esaurito la loro spinta dinamica e anche nel XXI secolo giocheranno un ruolo decisivo, man mano che il ?principio-persona? si estender? ad aree di civilt? nelle quali ? ancora debole. Se pensiamo all'impatto rivoluzionario che potr? esercitare nell'area cinese e in quella indiana, realizziamo la capacit? di espansione che pu? esplicare.
Nel referendum era in gioco la portata del ?principio-persona?, contro cui il fuoco di sbarramento ? stato intenso. Qui il pensiero dei filosofi sembra perlopi? essere mancato all'appuntamento, rischiando di non intendere il senso dell'uguaglianza umana. La persona ? qualcosa di originale e primitivo: la chiarificazione della sua modalit? d'essere ? di pertinenza della metafisica, la cui ricerca ontologica ? pi? originaria e radicale di quella delle scienze positive. Al vertice delle varie forme di esistenza sta la persona e la pari dignit? che introduce fra gli esseri umani. Nella Dichiarazione di Indipendenza americana (4 luglio 1776) leggiamo: tutti gli uomini sono creati uguali. Proposizione valida, ma allora falsificata dal fatto che africani, schiavi, donne, le parti deboli della societ? del tempo, ne erano esclusi. Due secoli dopo la validit? ideale ? diventata reale e i diritti di quelle categorie riconosciuti. Il sentiero dei diritti va nel senso di riconoscerli a tutti gli esseri umani, estendendo la loro fruizione a coloro che in un certo momento ne erano privi perch? deboli, inapparenti o ritenuti inferiori. Entro questo cammino si pone la legge 40, nell'articolo cardinale che riconosce parit? di diritti fra il concepito e l'adulto.
Il personalismo deve oggi essere presente nelle nuove condizioni in cui le biotecnologie pongono il nostro vivere. Per lunghe epoche la politica e il diritto conoscevano solo l'esistenza umana che iniziava con la nascita e terminava con la morte. Oggi sappiamo meglio che la vita umana non comincia con la nascita ma col concepimento: nascere e morire non sono pi? gli estremi dell'esistenza, che invece divengono il concepimento e la morte. Di conseguenza filosofia, politica, diritto sono chiamati a nuovi compiti, se vogliamo evitare che l'uomo come prodotto della tecnica si muti facilmente nell'uomo come merce nel mercato ed entri in un processo di oggettivazione.
Quale ? la dose di personalismo e di rispetto della persona nella filosofia italiana? Sta forse facendosi strada un qualche nichilismo antropologico, che propende ad affidarsi alla tecnica? Un segnale pesante proviene da un manifesto di accademici e scienziati che stigmatizza ?l'assurda idea che l'embrione sia persona dal concepimento?. Analoga posizione in Cacciari: ?Sostenere che l'embrione umano deve essere trattato come una persona ? un'assurdit??. Una sottile volont? di potenza verso il debole e l'inapparente sembra presente in Vattimo, per cui l'embrione umano non ? persona ?perch? non pu? rivendicare i propri diritti?: solo chi ha la forza di rivendicare i diritti ne pu? fruire? Non spettano essi all'essere umano come tale, oppure sono ?editti di tolleranza revocabili? soggetti alla volont? del forte di turno, per cui l'esser persona esiste in virt? della statuizione imperativa della legge positiva? ?Solo a partire dalla statuizione della legge esiste “diritto” e “torto”… Parlare in s? di diritto e torto ? cosa priva di ogni senso?, scriveva Nietzsche e non c'? niente da aggiungere. Severino si ? dichiarato a favore dei 4 s?, aggiungendo: ?Voter? s?, in senso laico e nel senso dell'alleanza con la cultura filosofica e scientifica del nostro tempo?, una dichiarazione sorprendente, poich? per lui la scienza-filosofia del nostro tempo ? portatrice del supremo errore che il suo pensiero instancabilmente denuncia. Cito infine i dubbi sulla categoria di umanesimo, ripresi da P. Sloterdijk (in Regole per il parco umano), dove si indaga sulla pianificazione della nostra specie e sulla sostituzione della produzione artificiale dell'uomo alla procreazione.
Forse i filosofi sono in ritardo sulla persona. Il principio del suo rispetto, che sembra un criterio ecumenico, lo ? soltanto a parole, poich? si applica in maniera piena solo al nato. Una cultura positivistica e scientistica che recupera temi ottocenteschi sembra incapace di pensare se non nel quadro dei paradigmi della scienza-tecnica, o entro il criterio di utilit? per cui il fine, buono in ipotesi, rende irrilevante il mezzo. Le contraddizioni provenienti dall'accostamento fra positivismo e decisionismo sono oggi pi? preoccupanti di un tempo per il crescente potere di disposizione sull'uomo che proviene dalla scienza. Chi ?addomestica? l'uomo, se il personalismo viene allontanato? Forse l'antropotecnica con le sue regole per il ?parco umano??
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