Taranto, voglia di partecipazione.
17 Agosto 2012Siamo partiti da Palagiano, destinazione Taranto, per poter vedere con i nostri occhi.
Per poter capire se i “Liberi e pensanti” sono così violenti, come ci ha narrato la stampa nei giorni scorsi, e se gli ambientalisti sono degli esaltati, come racconta il (fu) leader pugliese Nichi Vendola.
Abbiamo trovato parte di una Città e della sua Provincia ormai martoriate, stanche di dover piangere i propri ammalati, ricordare i propri morti, con la volontà di reagire all’ormai decennale ricatto occupazionale e desiderose di un posto migliore dove vivere e far crescere i propri figli.
Abbiamo incontrato operai ILVA, insegnanti, studenti, professionisti, disoccupati, casalinghe e bambini accomunati da un solo grido: “Noi vogliamo vivere!”.
In prima fila, sotto il palco, una ragazza, troppo giovane per il dolore, con addosso i segni visibili del male contemporaneo.
Avremmo voluto chiederle di poterle scattare una foto, di prestarci il suo viso per poter raccontare ciò che le parole non riescono a descrivere.
Non ce la siamo sentita, così abbiamo deciso di provare a raccontare Taranto, la sua voglia di nuovo, con gli striscioni, con i volti delle altre persone presenti, con la cartapesta dell’Ape car divenuto ormai simbolo di questa terra e dei suoi “dissidenti”.
In un post abbiamo scritto che non sappiamo se, oggi, a Taranto abbiamo fotografato la storia.
Di sicuro abbiamo fotografato qualcosa di unico, di nuovo, di bello.
E non importa il numero delle persone presenti in piazza perché anche i mastodontici pini, presenti in alcuni tratti della nostra splendida costa, all’inizio erano dei semi invisibili.
Vi è voglia di partecipazione in questo territorio, troppo spesso usato solo per scorribande elettorali, che ha visto un unico sconfitto: lo Stato.
Lo Stato, con i suoi rappresentati, costretto a rifugiarsi al fresco del Palazzo, circondato da decine di agenti manco fossimo in Iraq alla vigilia della caduta del regime.
Lo Stato costretto a divenire caricatura di se stesso, con l’ordinanza tesa a vietare la circolazione dell’ormai famoso Ape car, soggiogato dalla paura di restare travolto dalla forza ideale di quel tre ruote.
Spesso diciamo di essere figli di una generazione sbagliata, che ha divorato il futuro lasciando soltanto una cappa grigia all’orizzonte.
I cittadini di Taranto, invece, hanno dimostrato che non esistono generazioni giuste o sbagliate ma soltanto generazioni che hanno, di più o di meno, voglia di partecipazione.
Taranto, la sua gente, oggi ha gridato a gran voce il suo desiderio di divenire protagonista, di diventare costruttore del suo destino.
E’ questa la lezione di cui tutti dovremmo far tesoro.
Donato Piccoli
Armando Mappa
PS: Lo scopo dell’articolo non è quello di esprimere un giudizio sull’operato della Magistratura, sulla giustezza o meno dei provvedimenti da essa adottati, né aprire un dibattito sulla chiusura o meno dell’ILVA.
Con Armando Mappa, stamattina, siamo partiti armati di macchina fotografica per poter raccontare la gente della nostra provincia.
Nel nostro viaggio, a sorpresa, siamo stati accompagnati da un operaio Ilva, padre di famiglia dal futuro incerto, desideroso di rivendicare a gran voce la propria dignità.
Per noi è stata un’esperienza istruttiva e tanto ci basta.