TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE
17 Ottobre 2005Li abbiamo incontrati a Piacenza, nell?ambito della manifestazione ?Carovane, le citt? invisibili?, (www.carovane.pc.it)una settimana di incontri con la letteratura, la poesia e il cinema dei paesi del sud del mondo.
Data la complessit? del tema, PeaceReporter ha scelto di dedicare due articoli distinti ai due grandi teologi, che con approcci diversi spiegano, approfondiscono, raccontano cos?? la Teologia della Liberazione e cosa significhi viverla oggi.
Fratel Betto, al secolo Carlos Alberto Libanio Christo, ? un frei domenicano di 62 anni, che da anni scrive libri e trattati.
Amico fraterno di Lula, ? entrato anche in politica per sostenerlo nel progetto sociale Fame Zero, che adesso per? non segue pi? direttamente.
Da qualche mese ? uscito dal governo ?per due motivi?:
?Perch? volevo avere il tempo per scrivere e perch? non condivido la politica economica del governo?.
Ha un fare gentile e un aspetto sereno e deciso.
Il suo volto disteso ? segnato da guizzi di profonda ironia che testimoniano la sagace intelligenza.
Con semplicit? ci ha spiegato la Teologia della Liberazione, cos??, cosa ha dato alla gente pi? povera e miserabile, e perch? ancora oggi, dopo quasi 40 anni, continui a sollevare tanti dubbi e preoccupazioni nella Chiesa di Roma.
Cos??.
?In America Latina la maggior parte della gente vive nella povert? e la maggioranza ? di fede cristiana.
Quindi la domanda principale di questa gente ?:
Dio vuole che noi rimaniamo in questa sofferenza?
Oppure, come sta scritto nella prima pagina della Bibbia, ha creato il mondo in modo che fosse un giardino, un meraviglioso giardino con uccelli, fiori, acqua cristallina?
La Teologia della liberazione, non ? una teoria, non ? un qualcosa nato nelle biblioteche, alle scrivanie, nelle accademie, nelle universit? religiose? No!
E' la sistematizzazione dell?esperienza di fede dei poveri alla ricerca della loro liberazione?.
Perch? stupirsi?
Secondo frei Betto, in un mondo d?oppressione, in cui vogliamo credere nel Dio della vita ? e la vita ? il dono maggiore di Dio ? la Teologia della liberazione significa coniugare la visione della fede con l'anelito alla liberazione.
?Penso che ogni cristiano che viva il mistero della fede con gioia, con senso di liberazione, che vive l?amore, l?impegno per la lotta per la giustizia, pratichi la Teologia della liberazione?, precisa. ?Una volta un vescovo mi chiese:
?Ma perch? cercare un?altra teologia quando c?? gi? la teologia della Chiesa di Roma?? E io gli risposi:
?Nel Vangelo ci sono quattro teologie diverse, quella di Matteo, di Giovanni, di Luca e di Marco.
E se ci sono gi? queste quattro visioni diverse di Ges?, queste quattro diverse visioni della chiesa, perch? stupirsi proprio della Teologia della liberazione??.
La speranza. ?Vivere la fede in America Latina ? avere la speranza di superare la miseria e la povert??, continua il domenicano.
?La gente incontra nella Bibbia, nella parola di Dio, il proprio alimento per capire meglio se stessi, per capire la lotta che sta vivendo e per trovare soluzioni.
Faccio una metafora per spiegare meglio questo concetto.
Per molta gente aprire la Bibbia ? come aprire una finestra su interessanti fatti del passato.
Nelle comunit? ecclesiali di base, invece, la gente povera, quando apre la Bibbia, ? come se guardasse se stessa in uno specchio, lo fa per riuscire a capirsi meglio, qui e ora?.
E per aiutare la gente a capire meglio le scritture, la vita di Ges?, nella prospettiva liberatrice, Betto ha scritto anche un libro ?Uomo fra gli uomini?, una vera e propria lettura popolare del Vangelo.
I cambiamenti. ?Molti qui in Italia mi chiedono cosa sar? della nostra Teologia adesso, con Papa Ratzinger ? racconta fratel Betto – Beh, devo dire che questa cosa ogni volta che vengo in Italia mi sconcerta: voi siete molto vicini al Papa, mentre noi in America Latina siamo molto vicini a Dio.
Dovete capire, che molto spesso quello che avviene a Roma non ha molto riflesso nella Chiesa dell?America Latina.
Anche le nomine di vescovi conservatori molte volte non provocano reazioni, perch? c?? cos? tanto sfruttamento, cos? tanta sofferenza ? tanto per dirne una nel mio Paese c?? ancora il lavoro in schiavit? ? che tutto il dolore della gente parla pi? alto, parla direttamente a Cristo.
Per questo la Teologia della liberazione nasce proprio in America Latina.
E comunque, io non credo che il rinnovamento della Chiesa venga dall?alto, spero arrivi dal basso. Credo che lo Spirito Santo lavori dal basso.
L?unica cosa che so ? incalza – ? che trent?anni fa era soltanto la Teologia della liberazione che parlava di debito estero, di colonialismo, di neoliberismo, che criticava l?imperialismo, la politica estera degli Stati Uniti. Adesso questi temi appaiono nei documenti finali di Giovanni Paolo II.
Eppure era un papa che aveva tollerato la guerra di Bush in Iraq del 1991, e che poi ? arrivato a condannare l?invasione dell?Iraq di Bush figlio.
Sono solito dire, infatti, che la Teologia della liberazione ? arrivata a Roma. Roma pu? pure non averne coscienza, ma ? cos?.
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Se si pensa che il Papa ha mobilitato 150mila persone contro il G8 a Genova! E? esattamente quello che noi della Teologia della liberazione avremmo voluto fare?. Poi conclude, accennando alle tante contraddizioni del Vaticano: ?Giovanni Paolo II stesso aveva una contraddizione: era un uomo con la testa di destra e il cuore di sinistra, perch? era molto ortodosso nella dottrina, ma molto sensibile ai temi sociali?. Ortodossia. ?Ges? predicava il regno di Dio, ma purtroppo quello che ? venuto dopo ? la Chiesa?, riprende e, riferendosi all?incontro della Giovent? di Colonia, sottolinea: ?Il Papa ha ricordato l?importanza per i giovani di leggere il catechismo della Chiesa, ma io avrei preferito che avesse sottolineato l?importanza di leggere il Vangelo. Dobbiamo ricordare che Dio non ha religione.
Non ? tanto importante avere fede in Ges?, quanto avere la fede di Ges?.
Il messaggio centrale di Ges? ? non tanto quello di avere fede quanto quello di mettere in pratica l?amore liberatorio?. Secondo frei Betto se si analizzano i quattro Vangeli ci sono principalmente due domande che vengono rivolte a Ges?.
La prima ?: ?Signore, che devo fare per guadagnare la vita eterna??. ?Ecco ? spiega il frate – mai questa domanda esce dalla bocca di un povero.
Esce sempre da coloro che si sono assicurati la vita terrena e che quindi pensano ad assicurarsi anche l?al di l?. ? la domanda tipica dell?uomo ricco, che vuol sapere come poter comprare anche il paradiso. E tutte le volte che Ges? ascolta questa domanda si sente a disagio, irritato. E ha anche reagito in modo un po? aggressivo quando un ricco, nel porgli la domanda, lo adula apostrofandolo: ?Buon maestro?. ?Io non sono il maestro, il buon maestro ? Dio?, gli risponde Ges?.
La seconda domanda che si incontra ? invece: ?Signore, come devo fare per avere una vita in questa vita??.
Ecco, questa viene solamente dalla bocca dei poveri. ?Le mie mani sono inerti, hanno bisogno di lavorare. Sono cieco, ho bisogno di vedere.
Sono paralitico, voglio camminare. Mio fratello ? morto, vorrei vivesse. Mia figlia ? malata, vorrei che guarisse?. I poveri chiedono a Ges? vita in questa vita. E a loro Ges? risponde sempre con misericordia e compassione.
Perch? lui stesso ha detto io sono venuto qui perch? tutti abbiano vita, e una vita piena?.Tutto sbagliato. Per il teologo brasiliano, tutto il mondo in cui viviamo oggi ? una grande offesa al progetto di Dio. Perch? in nessun versetto della Bibbia sta scritto che la povert? ? gradita agli occhi di Dio.
La povert? ? una maledizione.
? frutto dell?ingiustizia. Per questo Ges? si pone dalla parte dei poveri e li chiama beati: li considera i protagonisti della conquista di una societ? in cui tutti veramente avranno una vita. ?Dobbiamo riconoscere la presenza di Dio in tutte le tradizioni religiose.
Eppure noi cristiani soffriamo del complesso di superiorit? che ci fa pensare di essere migliori rispetto a tutte le altre confessioni. Ed ? un vero e proprio peccato. I migliori sono coloro che amano come Ges? amava. Migliore era Francesco di Assisi, che si spogli? delle sue ricchezze per andare con i poveri?. E per frei Betto era addirittura migliore Che Guevara, ?uomo ricco che si ? dedicato ai poveri.
E non era un credente?, precisa il frate.
Poi aggiunge: ?Sicuramente, quando il Che ? salito al cielo Ges? gli avr? detto: ?Sei il benvenuto. Io avevo fame e tu mi hai dato da mangiare, hai lottato per questo?.
E lui avr? risposto: ?Guarda Signore, io non ero credente, e non ti ho mai incontrato perch? non ho mai messo piede in una chiesa?.
E Ges? gli avr? risposto: ?Ogni volta che hai lottato per i poveri, hai lottato per me?. L?importante ? asserisce ? ? dunque che ognuno di noi ami per la nostra capacit? di amare, solo cos? ci salveremo.
La fede serve solo per capire questa dimensione di amore. Nella prima lettera di Giovanni si dice che Dio era amore.
Chi ama conosce Dio.
C?? molta gente che va in chiesa e non ama. Mentre chiunque ami conosce Dio, fa esperienza di Dio, perch? Dio ? amore?. L?ideale dell?evangelizzazione secondo il teologo della liberazione ? quando un giovane di 16/17 anni, davanti alla prima esperienza di amore riconosce che questa ? anche esperienza di Dio.
Non c?? un amore di Dio e un amore umano, tutte le forme di amore sono divine. ?E questo lo sanno ben spiegare i poeti ? conclude – Una volta in Nicaragua conobbi il poeta, che ? ormai morto, Jos? Coronel Utrecho.
Era gi? molto vecchio, ma era ancora molto innamorato della moglie, Julia, alla quale aveva dedicato tutti i suoi poemi.
Ecco, c?? una poesia in cui descrive la loro luna di miele.
La prima notte di nozze, in albergo, aveva dato ordine di non essere disturbato per nessun motivo. Una volta pronto per il letto nuziale, una persona ha bruscamente bussato alla porta. Che succede? Si ? chiesto.
Ci sar? un incendio nell?hotel, eppur sono io quello incendiato. Apre la porta e si trova davanti Dio, che gli chiede: ?Jos? il letto ? molto grande??, ?S? Signore venga pure, ci entriamo tutti e tre?. Ma il Dio gli risponde: ?Jos?, tre siamo gi? noi? e il poeta ribatte: ?Signore non c?? problema, venite pure tutti e tre. Qui c'? posto per tutti?.
E il poema termina con: ?E? stata una notte di una grande orgia spirituale?.? Stella Spinelli