Tra Castellaneta e Taranto, il calvario di un rifugiato: quando il diritto alla salute diventa una chimera.
6 Agosto 2010E’ difficile credere che gli artt. 10 e 32 della Costituzione Italiana siano effettivamente rispettati quando si vive una esperienza come quella di Nur.
Altrettanto difficile credere che sia successa nella Puglia che ha partorito una delle più civili leggi sulla immigrazione.
Nur ,titolare di protezione internazionale, sfuggito ai disordini di uno dei posti più pericolosi del pianeta, la Somalia, rifugiatosi in Italia e ospitato presso il Centro SPRAR di Accoglienza di Palagiano, si ammala e ricorre alle cure delle strutture ospedaliere di Castellaneta e di Taranto.
A Castellaneta Nur, dopo essere stato accompagnato al pronto soccorso in seguito a forti dolori e disturbi di carattere generale,viene immediatamente ricoverato perché i medici si rendono conto, già dalle prime analisi, di trovarsi di fronte ad un problema di una certa gravità e ne consigliano l’immediato ricovero.
Nonostante però, per la malattia di Nur, il tempo sembra essere talmente importante da giustificare un immediato ricovero, via via questo parametro perde di importanza.
Si attende nel reparto di Medicina, per giorni e giorni l’accesso alla TAC che essendo rotta a Castellaneta viene finalmente eseguita a Grottaglie.
Dunque dopo 20 giorni l’esito.
Urge un trasferimento in una struttura specialistica che il Dott. De Carne primario del reparto, individua nella chirurgia di Taranto Ospedale SS.annunziata. Il medico ci garantisce che prenderà lui stesso contatti con il primario di chirurgia Dott. Saccò e che nel giro di pochi giorni il paziente sarà ricoverato.
Ma passano due settimane . Chi si è dimenticato di Nur? E noi Ente di tutela come facciamo a tutelare e garantire il diritto al benessere di Nur?
Così cominciamo a telefonare, andiamo di persona nei reparti…quando finalmente qualcuno ci ascolta Nur (dopo quattro settimane) viene ricoverato nell’Ospedale di Taranto reparto di chirurgia. L a chirurgia di Taranto chiede di acquisire le lastre della TAC che Nur ha fatto a Grottaglie ma Castellaneta non le ha. Vengono cercate invano..sembrano essersi dissolte nel nulla; niente in reparto, niente in segreteria, niente a Grottaglie dove ci risulta che “qualcuno” le ha ritirate , niente copie.
Alle nostre insistenze nel chiedere che fine avesse fatto la TAC il Dott. De Carne non trova argomento migliore che il suo tanto lavoro , il suo poco tempo a disposizione e la nostra voglia di polemizzare.
Sarà Dott. De Carne…ma perché non ci dice dove è finita la TAC di Nur?
Nel frattempo nel reparto di chirurgia del SS.Annunziata, dopo un’altra settimana e mezza di attesa Nur rifà la TAC…altre radiazioni, altri disagi, altre spese (ma non si deve razionalizzare la spesa sanitaria?).
Passa ancora un’altra settimana e nessun medico di reparto, pare abbia letto la TAC di Nur, nessuno ci dice niente di lui, della sua malattia, delle prospettive di cura e o di guarigione. Nessun medico sa, nessuno disponibile al telefono e quando becchi qualcuno nel corridoio ti dice di parlare col primario Dott. Saccò che non si sa mai quando incontrare poiché non ha orari precisi.
Chissà che non sia più facile parlarci attraverso i giornali…
E mentre continui a chiamare in Ospedale ti può capitare di imbatterti nella Dott.ssa Cannarile che ti da del tu e ti sbatte cortesemente il telefono in faccia e a Nur, intanto, continua ad essere negato il diritto alla salute.
Ma se è vero come è vero che il nostro SSN è basato su principi di equità e qualità nel garantire il diritto alla salute e se la vicenda di Nur rappresenta un parametro di quella equità e qualità non resta che essere profondamente preoccupati…o forse Nur appartiene a quel popolo di figli di nessuno senza volto e senza diritti che tanto graziosamente respingiamo in mare e consegniamo al nostro amico colonnello Gheddafi…e allora poco male.
Ma io che ho imparato a conoscere l’essenzialità degli africani, sono sicura che a Nur la cosa che sarà più dispiaciuta è di aver contribuito senza saperlo e senza volerlo allo spreco delle risorse nella sanità pubblica con i suoi quaranta giorni di ricovero (tutti utili?) e le sue due TAC consecutive.
Ho una domanda…Dott. De Carne e Dott. Saccò che ne pensate dei dati ISTAT che affermano che la qualità delle prestazioni sanitarie non abita al SUD?
?
Coordinatrice progetto “Koinè”
Angela Surico