Un palagianese che disse NO al fascismo
23 Aprile 2017Di Luigi Di Pierro detto C’pìirn ho avuto il piacere di conoscere la sua storia attraverso una testimonianza diretta fatta da uno dei fratelli di mio nonno, il quale in gioventù ebbe modo di conoscere Luigi.
Mi limiterò a citare l’episodio che mi è stato raccontato anticipandolo con una introduzione di carattere storico per meglio comprendere in quale terribile contesto si cimentò il nostro concittadino.
Il 21 luglio del 1923 il ddl Acerbo (Parlamentare che dette il nome al sistema elettorale. Con il 25% dei voti si sarebbe ottenuta una maggioranze dei 2/3 dei seggi alla Camera) venne approvato con 223 sì e 123 no: a favore si schierarono il Partito Nazionale Fascista, buona parte del Partito Popolare Italiano, la stragrande maggioranza dei componenti i gruppi parlamentari di tendenze liberali e la quasi totalità degli esponenti della destra, fra i quali Antonio Salandra.
Negarono il loro appoggio i deputati dei gruppi socialisti, i comunisti, la sinistra liberale che faceva capo a Giovanni Amendola e quei popolari che facevano riferimento a don Luigi Sturzo.
Il 25 Gennaio 1924 viene sciolta la Camera dei deputati. Nella campagna elettorale che si va ad aprire, dal balcone di Piazza Venezia, Mussolini chiarisce che escluderà ogni alleanza con altri partiti, soprattutto con quelli di sinistra.
A tutti gli altri invece disse: coloro che vogliono marciare con noi per la sconfitta del “pericolo rosso“ propongo di entrare in un’unica lista!! (..successivamente denominata “Il listone“). Diceva ancora: … “sono invitati a entrare in una grande lista elettorale tutti quegli uomini del popolarismo, del liberalismo e delle frazioni della democrazia sociale, disposti a collaborare con una maggioranza fascista“.
Difatti Mussolini svolge un sistematico processo di fascistizzazione dello Stato, delle sue strutture e del suo ordinamento, gettando le basi della dittatura: rafforzamento del potere esecutivo, con l’indebolimento delle prerogative del Parlamento, con l’integrazione delle strutture militari e politiche fasciste nell’apparato statale, riduzione del pluralismo politico per imporre il partito unico, eliminazione delle libertà costituzionali come quelle di stampa, di associazione e di sciopero.
In occasione di quelle elezioni politiche, molti dei cittadini più in vista furono convocati dal fascio alla presenza dei maggiori caporioni e fu loro consegnata una scheda numerata con l’obbligo di votare con quel numero, pena una severa punizione. Il giorno delle elezioni, se qualcuno tardava a presentarsi, lo si andava a cercare per obbligarlo a votare con la scheda da loro già preparata.
Si arriva così al “referendum” indetto da Mussolini con le schede del sì e del no, del 6 aprile 1924. Si andava a votare nelle scuole e negli asili o nella casa del fascio ed il voto si dava sotto gli occhi degli squadristi. Chi aveva la malaugurata idea di votare per il No, nessuno lo salvava da una serie di bastonate.
Il nostro concittadino Luigi Di Pierro si recò alle urne per esprimere il suo voto; l’unico seggio elettorale fu allestito presso la casa del fascio. All’interno del seggio c’erano due urne vigilate a vista dalla milizia fascista, più i componenti del seggio.
A Palagiano l’espediente escogitato dai fascisti fu quello di disporre di due urne, cosa che avrebbe permesso immediatamente di individuare gli oppositori. Al Nostro, non persero tempo ad intimarlo e a minacciarlo a imbucare la scheda nell’urna del Si. Ovviamente era quella che dava la preferenza al “listone fascista”, viceversa chi avesse imbucato la scheda nell’altra urna, di fatto, esprimeva il suo voto contrario oltre che a palesare il suo antifascismo con le pericolose conseguenze che ne sarebbero originate.
Luigi Di Pierro s’impose affinché la sua scheda venisse messa nell’urna “di opposizione” quella del NO e la cosa fu fatta!
Le ritorsioni non si fecero attendere. A distanza di qualche giorno, gli squadristi e le autorità dell’epoca dovevano necessariamente rispondere con fermezza alla sfida e al coraggio con il quale il nostro concittadino si oppose alla violenta prevaricazione. Bisognava dare una lezione per evitare che altri cittadini prendessero coscienza. Non fu ammazzato, fu immediatamente cacciato via dal suo impiego comunale. Si consideri che all’epoca era uno dei pochissimi palagianesi che sapesse leggere e scrivere.
L’obiettivo raggiunto e fu quello di ridurlo alla fame!! Perduto il posto di lavoro visse di stenti.
Il 30 maggio del 1924 a livello nazionale, alla Camera dei deputati si alzò una voce che fermamente denunciava i brogli elettorali perpetrati in tutt’Italia chiedendone l’annullamento delle elezioni, si chiamava Giacomo Matteotti.
Del nostro concittadino antesignano antifascista Luigi Di Pierro, non c’è traccia di suoi scritti, romanzi, testi ecc., mi fu invece riferito che oltre al lavoro impegatizio, si cimentasse nello scrivesse le lettere per le famiglie che avevano i figli al fronte durante il primo conflitto mondiale.
Uno dei pochissimi non analfabeti di Palagiano. A quanto riferito avesse anche un’ottima calligrafia.