Un riassunto delle cose fin qui dette, in materia economica
28 Dicembre 2011Giusto per sfatare un mito che potrebbe essersi creato, che cioè a parlare di economia su Palagiano.net sia solo io, consiglio la lettura di un articolo apparso su noisefromamerika e di confrontarlo – a memoria – con articoli e commenti postati da altri utenti che non sembravano affatto trattare temi economici. Se in quell’articolo troverete concetti che vi suonano familiari, o non del tutto estranei, ciò costituirà prova del fatto che la discussione economica è molto più presente di quanto immaginiamo nei nostri discorsi quotidiani.
Per facilitarvi il compito riassumerò l’articolo di Alberto Bisin, scritto per fare da decalogo a cui attenersi per parlare correttamente di economia, e ne analizzerò criticamente alcuni pochi punti. Punti che a mio avviso contengono errori dovuti al fatto che il mondo accademico, di cui anche Bisin fa parte, non riesce ad emanciparsi dall’idea che lo Stato sia comunque indispensabile. Questa mancata emancipazione dell’Accademia è comprensibile in quanto, senza lo Stato e le scuole pubbliche, frotte di “economisti” rimarrebbero senza lavoro. Ma questo non deve impedirci di ravvisare che anche il mondo degli economisti sottostà alle stesse forme di sussidio che trova perniciose e vorrebbe quantomeno limitare. Solo nei casi in cui a beneficiarne siano gli altri, però.
Parto direttamente dal punto 9 (il secondo trattato nel decalogo) poiché tratta un argomento, i sussidi, molto familiare a Palagiano. A Palagiano, che è un paese agricolo, molto spesso si sentono levare alti i lamenti di quanti – sindacati, politici e agricoltori – affermano che l’agricoltura sarebbe stata abbandonata al suo destino e trovano la cosa incomprensibile. Evito di linkare poiché credo siano ancora freschi i ricordi dei periodici appelli lanciati da Coldiretti et similia, di un commento di Donatello Borracci in cui la Cina veniva accusata di fare dumping (vendita sottocosto) commerciale e di una recentissima intervista di Michele Amatulli a Palagianonline.it nella quale, manco a dirlo, viene promesso che l’agricoltura avrà tutto lo spazio che merita nel redigendo programma che l’UDC scriverà insieme ai suoi alleati per le prossime Amministrative.
La posizione di Bisin sui sussidi è riassumibile nel titolo che ha scelto per il punto 9: Una attività economica, per il fatto che sia “buona” non necessariamente va sussidiata. Io direi che non va sussidiata MAI, per le ragioni che presto vedremo, ma per il momento limitiamoci a comprendere qual è la tesi che Bisin vuol sostenere.
Una delle giustificazioni accampate per sussidiare il cosiddetto Made in Italy agricolo è costituita dalla maggiore sicurezza sanitaria che i prodotti italiani vanterebbero nei confronti dei prodotti di provenienza extraeuropea. Vi ricordate dell’allarme lanciato sui pomodori di provenienza cinese? Bene, ci siamo capiti.
L’argomento utilizzato da quanti sono favorevoli ai sussidi è il seguente: il consumo di prodotti sicuri sotto il profilo sanitario, anche se più costosi, permette di realizzare dei risparmi a livello aggregato. A spendere di più è il singolo consumatore, ma il guadagno in salute che ne ricava consente al sistema sanitario nazionale di spendere meno. Meno pomodori cinesi saranno consumati, meno consumatori si rivolgeranno alle strutture di salute pubblica.
La prima obiezione che si deve muovere a questo argomento è: dando per scontato che i pomodori cinesi siano pericolosi, non sarebbe più saggio incrementare le misure di controllo e, al limite, vietarne l’importazione invece di stare a sussidiare i nostri prodotti? Si guadagnerebbe sia in sicurezza sanitaria (non si esporrebbe cioè il consumatore che vuole comunque spendere meno a un rischio per la sua salute) che in efficienza economica (costa sicuramente meno verificare la salubrità dei pochi pomodori di provenienza cinese che sussidiare i numerosi produttori italiani).
(Fine prima parte)
Mimmo Forleo