Vince Florido, vince Donatello, vince Carmine. di Giuseppe Favale
26 Giugno 2009Il proclama del PdL, la contromossa del PD
Art. 48 Costituzione, secondo comma: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Non essendo un dovere giuridico, quindi obbligatorio per legge, può essere esercitato o meno in base alle proprie convinzioni. Giusto o sbagliato che sia, questo ha fatto si che a determinare da chi sarà guidata la Provincia di Taranto per i prossimi cinque anni, sia stata la minoranza degli aventi diritto al voto, cosa che nei referendum abrogativi non avrebbe fatto scattare il quorum per la sua validità. L’astensione è stata davvero impressionante. Nel nostro Comune hanno votato il 44,51%, 23,10% in meno rispetto al primo turno. A Taranto, il 38,62% (17,42% in meno), nell’intera Provincia il 41,97% (22,09% in meno).
Nel vecchio Partito Comunista, “addà venì Baffone” guardava con preoccupazione il dato riguardante l’astensione, perché colpiva in massima parte l’area ritenuta di opposizione per istituzione, quasi per volere divino, come cercava di spiegare Luigi Gedda. Con il passare degli anni, mutando usi, costumi e consumi, le parti si sono rovesciate, ed ora è il centro destra a risentirne di più. Altro dato su cui riflettere. Gianni Florido, il vincitore con 104.133 voti – 51,88%, 3519 – 17,97% in più rispetto al primo turno. Domenico Rana, 96.571 – 48,11%, 6.732 in meno, 13,29% in più. Questo dato va meglio interpretato se confrontato con quello del capoluogo, dove, lo ricordiamo, i votanti sono stati il 38,62%. La forte astensione ha fatto venir meno, nel centro destra, l’apporto dei voti di Giancarlo Cito, voti non legati a nessun residuo ideologico, ma puramente di protesta. Un fenomeno simile, anche se di minore portata, si è ripetuto nell’intera Provincia, dove solo Grottaglie, Manduria e Sava, hanno saputo fare di peggio. E’ ovvio che ogni elezione fa storia a sé, come è altrettanto ovvio che, il gotha dei vari Partiti, sappia in anticipo chi sarà penalizzato da una forte astensione.
Nella nostra ridente e profumata valle, salgono del 4,16% i voti validi, diminuendo di molto il numero delle schede bianche e nulle. Vince Rana, 2938 voti –55,02% (473 in meno – 11,06% in più rispetto al primo turno), con Florido 2402 – 44,98% (256 in meno, 10,73% in più). In definitiva, Rana riporta, rispetto a Florido, 536 – 10,04% in più.
Piccolo passo indietro. Gli apparentamenti hanno creato malumori in entrambi gli schieramenti. Di meno, pur se autorevoli (Guadagnolo e Introcaso nel centro destra), di più (PRC e CI) dall’altra parte. I primi non digerivano l’alleanza con Cito, i secondi con UDC e Poli Bortone. Alle cronache non è nota la reazione dei due pidiellini, lo è invece quella di Rifondazione e Comunisti Italiani, che hanno espulso e abiurato, invitando a disertare le urne.
Considerando gli apparentamenti, ed includendovi i Partiti che li hanno sostenuti al primo turno, Florido raggiunge, a livello di valle (di lacrime) 4173 voti, contro 3461 di Rana. Al ballottaggio, Florido ottiene 1515 voti in meno. Tutto merito o demerito della c.d. sinistra radicale? Non credo. Intanto, l’astensione, non è un valore assoluto, ma relativo. Se ne può certamente fregiare, attualmente, il centro destra, ma come nel doppio meccanismo yin/yang, piccole tracce sono visibili anche nel versante opposto. Quali voti mancano all’appello del rieletto Presidente? Togliendo i voti di chi lo ha dichiarato apertamente, una piccola e fisiologica sforbiciatina qua e là, e voilà, le jeux sont fait! Armatevi di calcolatrice, vedrete com’è facile scoprirlo. Andiamo a Rana. Con procedura simile, avrebbe dovuto ottenere 3461 voti, ma se ne ritrova 2938, 523 in meno. Anche qui, bastano alcune piccole sottrazioni, sempre tenendo conto dei cali fisiologici, per venirne a capo. Naturalmente, si tratta di considerazioni opinabili, non avendo la pretesa di essere i detentori della Verità, per cui saranno le coalizioni a fare chiarezza nei loro Sancta Sanctorum.
Lavoro quindi facilitato per il Golgota, o Gotha, fa lo stesso, dei due schieramenti.
Non potendo fare previsioni o programmi sul puro dato numerico, i Partiti sono giocoforza costretti a ragionare in termini percentuali. Centrodestra – 55,02%, contro centrosinistra – 44,98%. E’ su questo dato che si rifletterà per le prossime regionali e, di conseguenza, sulle amministrative del 2012, sperando che non giungano il ventuno dicembre. Come ovviare il gap del 10%? Come invece incrementarlo? Intanto sul risultato del centro – sinistra – centro ha pesato l’assenza forzata del Sindaco Ressa, costretto a letto ed impossibilitato a muoversi, proprio nei quattro giorni delle votazioni. Avrebbe calamitato quei 500 voti, sottraendoli agli Altri? Forse, quasi, boh! E l’incognita Di Pietro, Giacomo s’intende. Cosa metterà al primo posto? La sconfitta di Ressa, vincere le elezioni, o entrambe le cose? Vien da se che la risposta ad ognuna delle domande, comporta una corrispondente strategia di attacco/difesa.
In quota di chi iscrivere il suo risultato? Presso chi ha detto che non farà accordi con schegge impazzite del centro sinistra, o troverà asilo presso chi, dall’altra parte, coniuga il futuro con Ressa delenda est? I nomi? Meglio un aforisma: “L’appetito rende saporite tutte le vivande”.
Il centro destra ha caricato il risultato elettorale di una valenza che non aveva, la cacciata del Sindaco Ressa. “L’amministrazione locale di centro sinistra deve far le valigie”, il leitmotiv. Bisogna stare attenti quando si proferiscono simili vaticini, perché, venendo meno il loro reale concretizzarsi, si accampa il suo esatto contrario, e cioè che il paese non ha punito questa amministrazione. O, al massimo, ha solo fatto uno starnuto di disapprovazione, insufficiente per una supposta, ma anche per una pilloletta da toccata e fuga. E’ ovvio che il centro destra canti vittoria, come anche il centro sinistra, ma con il 44.41% di affluenza si può solo arzigogolare nel regno di Fantasia.
Comunque, il 10% è sempre il 10%, e da ambienti vicini al Partito Democratico, veniamo informati della prossima mossa per contrastare l’avanzare locale del destra – centro – destra: una massiccia raccolta di firme per far tornare a “comiziare” il senatore Lino Nessa, che ha lasciato una traccia indelebile nel cuore di molti.
Da una graziosa ragazza, scopriamo intanto il segreto della sua bellezza: fare tanta plin plin. Alcuni decenni fa, alla fine della trasmissione Rai “Tutto il calcio minuto per minuto”, il cronista concludeva: “Se la vostra squadra del cuore ha vinto, festeggiate con Stock 84, se ha perso, consolatevi con Stock 84”. Ingurgitiamo quindi tanta, ma tanta acqua, e poi…ognuno si regoli come gli pare! Addà passà a’ nuttata.
Giuseppe Favale